Migliorare i controlli sui mancati pagamenti dei ticket sanitari

Nei rapporti con la Pubblica Amministrazione non sempre le cose vanno nel migliore dei modi. Voglio raccontare la mia esperienza con alcune contestazioni di ticket sanitari non pagati perché ritengo contenga diversi spunti su cui sarebbe opportuna una riflessione, quantomeno sulle modalità di relazione con l’utente.

In famiglia da noi, da un anno a questa parte sono arrivate tre contestazioni di mancato pagamento ticket dall’AUSL di Bologna, tutte relative ad anni remoti (dal 2014 al 2016). Sono arrivate come comunicazioni sul fascicolo sanitario elettronico, e in nessuno dei tre casi era specificato quale fosse il ticket che non risultava essere stato pagato, ma si veniva invitati ad andare ad un punto CUP per farselo dire.

A quel punto ti rechi al punto CUP, domandi e ti viene detto che non risulta essere stato pagato un determinato ticket. Non ti danno un foglio in cui è specificato quale sia il mancato pagamento e la somma dovuta, ma ti stampano il riepilogo della prestazione e ti dicono (a voce, o a penna) qual’è la somma che devi versare. Anche perché nella stampa della prestazione compare una cifra, ma è quella del ticket attualmente dovuto che non è detto sia lo stesso ticket che avresti dovuto pagare all’epoca: in precedenza ad esempio vigevano le fasce di reddito per la determinazione dell’importo, successivamente superate. Quindi tu hai in mano un foglio con una prestazione ottenuta in una certa data, l’importo che sarebbe attualmente dovuto, e a penna la cifra che avresti dovuto pagare e che non risulta essere stata pagata.

Una volta che hai finalmente contezza di quale sia il ticket che non risulta pagato, puoi andare cercare fra le vecchie ricevute. Qui ovviamente molto dipende da come uno è organizzato: voi dove tenete le ricevute di pagamento dei ticket di dieci anni fa? Diversi conoscenti mi hanno raccontato di aver ricevuto analoghe contestazioni e di aver pagato la cifra contestata semplicemente perché non sapevano dove andare a cercare la ricevuta. A questo proposito ho ricevuto un consiglio utile: cercate anche fra gli allegati alle dichiarazioni dei redditi, siccome si tratta di spese detraibili potreste avere allegato le ricevute alla dichiarazione.

Comunque, nei tre casi che mi sono capitati, alla fine sono riuscito a ritrovare la ricevuta: si trattava in tutti e tre i casi di ticket che avevo già regolarmente pagato. E una volta trovata la ricevuta, cosa fai? Torni al punto CUP, la consegni, e loro ti dicono “grazie, la manderemo all’ufficio preposto”, ma non ti consegnano nessuna ricevuta, nessun pezzo di carta che riconosca che la contestazione effettuata dall’ufficio era sbagliata perché tu avevi correttamente pagato quel ticket. Allora torni a casa e mandi una pec all’ufficio dell’AUSL in questione, comunicazione in cui ogni volta ho concluso chiedendo un segno di riscontro che riconoscesse che la contestazione, essendo infondata, venica cancellata. Secondo voi quelle pec hanno ricevuto risposta? Finora nessuna.

Morale della storia: è giusto e doveroso fare questi controlli, ma bisognerebbe farli senza fare passare troppi anni; bisognerebbe farli con una migliore qualità dei controlli automatici, per evitare di creare problemi a chi invece aveva regolarmente pagato; bisognerebbe fornire all’utente sia gli estremi corretti della contestazione che una ricevuta della fine della contestazione nel momento in cui paga il dovuto o (come nel mio caso) produce la ricevuta dell’avvenuto pagamento effettuato all’epoca dei fatti. O è chiedere troppo?

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